Antiriciclaggio: che cos’è e come funziona

Nei fatti di cronaca e nelle varie news si sente spesso parlare di antiriciclaggio, ma non sempre si sa che cosa si intende effettivamente con questo termine.

Riciclaggio: che cos’è

Il riciclaggio di denaro, ma anche di altre utilità, tra cui i beni, è un’attività illecita che consiste nell’investimento di somme di denaro che provengono da situazioni che trapassano i confini della legalità.

In pratica, vuol dire investire capitali che provengono da sequestri, evasione fiscale e da altre attività che costituiscono di fatto reato. In questo modo, quindi, il denaro ottenuto illegalmente viene di fatto “pulito” e riciclato immettendolo nuovamente nel mercato e nei vari circuiti economici e finanziari.

Il denaro che viene ottenuto in modo illegale, e che quindi sarà riciclato, può provenire anche da illeciti di tipo tributario, come il contrabbando, oppure in seguito all’aggiotaggio. Questo reato, di cui si può leggere meglio qui https://avvocatomattiafontana.com/aggiotaggio/, prevede la diffusione d’informazioni false circa i prezzi di asset presenti sul mercato, così da pilotare gli investimenti.

La normativa italiana punisce il riciclaggio di denaro con l’articolo 648 bis del Codice Penale. Spesso, chi si trova a essere accusato di questo reato, deve mettere in conto che possono esserci anche molti illeciti a esso connessi, come quelli citati in precedenza, che prevedono un inasprimento della pena.

Normativa antiriciclaggio

Per evitare il riciclaggio di denaro sono stati presi diversi provvedimenti. La legislazione italiana ha recepito la normativa comunitaria europea 2005/60/CE con il decreto legislativo n.231/2007. Questa legge prevede la collaborazione degli operatori del settore, come istituti di credito e intermediari finanziari, oltre a quella degli organismi di controllo. Tutti questi soggetti, infatti, sono tenuti non solo a vigilare sulla situazione dei clienti, conservando così anche la documentazione relativa alle transazioni effettuate, ma anche a identificare e segnalare eventuali casi di riciclaggio. Secondo l’art. 2220 del Codice Civile, vige l’obbligo di conservare i documenti finanziari e contabili per 10 anni.

La normativa antiriciclaggio prevede anche alcuni limiti che sono stati stabiliti per l’utilizzo del contante. Da gennaio di quest’anno, ad esempio, possono essere effettuate transazioni in contanti solo per importi inferiori a 5.000 euro. Nel caso in cui, invece, si voglia prelevare del denaro dal proprio conto corrente, si possono eseguire prelievi, anche frazionati e dilazionati nel tempo, che non superino il tetto dei 10 mila euro. Se le cifre sono maggiori ai limiti stabiliti, in entrambi i casi, si viene segnalati dal proprio istituto di credito.

In questo caso, si rischia una sanzione amministrativa con una multa che va dai 3.000 a 50.000 euro.

Se una banca sospettasse operazioni che fanno pensare al riciclaggio, dovrebbe dare immediata comunicazione all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria), un organo deposto proprio alla prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo che, pur essendo autonomo, si avvale di risorse messe a disposizione dalla Banca d’Italia.

Tuttavia, non è solo quest’ente a compiere attività di vigilanza per individuare il reato di riciclaggio, ma anche l’ufficio Italiano dei Cambi o il Nucleo Speciale della Guardia di Finanza possono svolgere funzioni di monitoraggio.

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