L’olio diatermico con gli anni e l’uso va incontro ad un inesorabile processo di degradamento. Grazie ad alcuni accorgimenti tuttavia, il suo ciclo vitale può essere allungato. Mantenere lo stato del fluido termovettore in condizioni ottimali è essenziale per non stressare l’impianto: l’olio deve essere considerato come il sangue che circola all’interno dell’organismo, ecco perché trattarlo nel migliore dei modi è di fondamentale importanza.
Evitare il degrado dell’olio diatermico vuol dire evitare l’alterazione delle proprietà di conduzione del calore, che andrebbero ad incidere negativamente sul rendimento termico, richiedendo un maggiore impiego di energia. Quindi attraverso la manutenzione di impianti ad olio diatermico si può scongiurare un precoce degrado del fluido, senza incappare in quelli che sarebbero i problemi derivanti da un simile scenario di invecchiamento.
Olio diatermico: degradazione termica
La degradazione termica si può verificare con qualunque tipo di olio diatermico, quindi vale sia per i fluidi minerali, che per quelli semi sintetici e sintetici. Questo tipo di problematica viene definita “cracking” in gergo tecnico e si verifica quando un eccesso di energia termica somministrata in un tempo troppo breve causa la frattura, ovvero il crack, delle molecole di fluido.
Analizzando il processo da un punto di vista chimico, si verifica una rottura dei legami covalenti carbonio-carbonio o carbonio-idrogeno: la risultante è costituita da depositi di carbone all’interno delle pompe di circolazione e dei tubi del sistema. Chiaramente i residui sono altamente pericolosi poichè progressivamente vanno ad ostruire il sistema, nonchè risultano abrasivi nei confronti delle guarnizioni della pompa.
Negli impianti che prevedono riscaldatori elettrici i residui vanno a insinuarsi dentro la bobina: così creano uno strato isolante che, per essere superato, prevederà un maggiore dispendio di calore. Inoltre l’alterazione eccessiva della temperatura va a riversarsi in maniera negativa anche sul resto del fluido in circolo provocando il cracking ulteriore. Insomma un vero e proprio disastro. Lo shock termico è la scintilla che innesca le rotture dentro il fluido termovettore e chiaramente può verificarsi anche alle basse temperature fuori dal range di esercizio.
Al contempo il cracking causa anche la nascita di frazioni leggere, che abbassano la temperatura di infiammabilità e rendono meno sicuro l’impianto.
Olio diatermico: evitare la degradazione termica
Per contrastare efficacemente la degradazione termica occorre attuare delle scelte e alcuni procedimenti fondamentali: in questo modo prolungheremo la vita del fluido termovettore ed eviteremo costosi interventi di manutenzione straordinaria a carico dell’impianto.
Il primo consiglio sembra banale, ma non lo è affatto: scegliere l’olio diatermico corretto. Essendo appunto un fluido termovettore bisogna prediligerne uno con ottime performance per quel che riguarda la stabilità termica. Per esempio gli olii sintetici che nella loro composizione hanno una percentuale di oli bianchi idro-trattati presentano un’elevata stabilità termica, se confrontati con gli olii minerali puri e semplici. Agendo in questo modo preveniamo e limitiamo al massimo i problemi derivanti dallo shock termico.
In secondo luogo anche la procedura dello sfiatamento è una best practice, sempre se condotta nella maniera corretta. Tramite lo sfiato si disperdono i gas idrocarburi che si generano a seguito del cracking. I vapori, in base a come è strutturato l’impianto, vengono rilasciati nell’atmosfera, oppure sono raccolti in un serbatoio per essere poi smaltiti secondo le leggi vigenti. Per completare questa fase occorre aggiungere olio diatermico nuovo. Bisogna fare attenzione però: non deve essere inserito direttamente in circolazione, ma versato nel serbatoio di espansione.
Infine troviamo le procedure di avvio del sistema: si tratta di momenti particolarmente insidiosi perchè si parte da una condizione di impianto “freddo”. Onde evitare stress termici occorre partire con un aumento di temperatura lieve e graduale. Se la caldaia viene regolata con incrementi troppo vistosi, o al contrario se in fase di spegnimento le pompe vengono disabilitate con troppa fretta, si verificano delle ripercussioni estremamente negative sia per l’olio diatermico, che per la sicurezza e la tenuta dell’impianto stesso, poichè l’olio in entrambi i casi subirà un brusco innalzamento della temperatura.
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